Curva ovest

Rubens Fadini. E‘ il nome del nostro stadio.

Ma chi era Rubens Fadini ?

Perché il nostro stadio si chiama così ?

Anzitutto questo nome così particolare è quello di un giocatore, nato il 10 Giugno del 1927 a Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara. Dotato fin da piccolo di precoci doti sportive, a 20 anni Fadini debuttò ufficialmente con la Gallaratese, stagione 1947-48.

Fu nel corso di quel campionato che il giovane giocatore venne notato dagli attenti osservatori del Torino, che riuscirono ad aggiudicarselo, in una sorta di competizione con i ‘talentscout‘ del Milan, della Fiorentina e del Genoa.

Il mediano Fadini fu messo subito alla prova con la seconda squadra del Torino, ma con la sua bravura riuscì subito ad imporsi anche nei confronti di autentici campioni come Martelli, Rigamonti, Grezar, Castigliano ed altri ancora.

Fu il commissario della Nazionale Aebi a volerlo nella compagine della Nazionale di ‘‘B‘‘, con la Federazione che già pronosticava per lui una partenza per i mondiali del 1950.

Ma purtroppo alle ore 17:05 di un maledetto ed indimenticabile 4 Maggio 1949, per il ventiduenne Rubens Fadini, al quale il grande Valentino Mazzola aveva pronosticato un sicuro futuro da campione, così come per molti altri grandi campioni, si sarebbero spente per sempre le luci della ribalta.

In quel giorno, infatti, l‘aereo che trasportava il ‘Grande Torino‘ si schiantò contro la collina di Superga, alle porte di Torino. L‘aereo, che tornava da Lisbona, dove si era tenuta la partita di addio di una gloria del calcio portoghese (Josè Ferreira del Benfica), sarebbe dovuto atterrare a Milano, ma il pilota decise di dirigersi lo stesso verso Torino, dove avvenne lo schianto contro la collina di Superga.

Nella tragica sciagura, che commosse l‘Italia intera, morirono i più grandi giocatori dell‘epoca, come Valerio Bacigalupo, i fratelli Aldo e Dino Ballarin, Emilio Bongiorni, Eusebio Castigliano, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola (il più grande centrocampista di tutti i tempi, papà di Sandro), Romeo Menti, Pietro Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Julius Shubert. Con loro persero la vita anche i dirigenti al seguito e lo staff tecnico della squadra, per un totale di 31 morti.

Anche Giulianova fu scossa da questo tragico evento, e sulla scia di altre società sportive, la dirigenza giuliese decise che bisognava ricordare questa tragedia con l‘intitolazione dello Stadio comunale ad un calciatore scomparso del Grande Torino.

In Italia si viveva ancora la contrapposizione Destra-Sinistra (Fascisti-Comunisti), quindi per non urtare la suscettibilità di entrambi gli schieramenti non fu mai dato un nome allo Stadio (in quel periodo i nomi più usati erano quelli dei personaggi politici).

I dirigenti giuliesi allora decisero di inserire tutti i nomi dei 18 giocatori periti nella tragedia di Superga in un‘urna, quindi fu scelto un ragazzetto del posto che tirò su a caso uno dei tanti nomi: il nome estratto fu quello di Rubens Fadini.

La notizia dell‘intitolazione non trovò grandi consensi, perché di questo giovane mediano non se ne parlava ormai più; la gente inoltre era incline verso i nomi più noti, Menti, Ossola ed altri ancora. Comunque la decisione fu presa e diramata, all‘ingresso delle tribune, tramite un megafono, presenti autorità politiche, religiose e militari.

Un compagno di squadra di Rubens Fadini (avevano giocato insieme nel Venezia), il giuliese Giannino Di Teodoro, tenne un breve discorso di commiato all‘indirizzo dello sfortunato ferrarese scomparso.

Sicuramente, da quel tragico giorno del 1949, il giovane Rubens Fadini, dal cielo, ha continuato e continuerà a vegliare sui giovani giuliesi, che come lui si affacciano a diventare dei futuri campioni di calcio.